Ambientare un giallo all'americana in una città come la mia non è operazione facile. Devo a Pierluigi Porazzi - friulano d'adozione, avvocato e giornalista - il riconoscimento di esserci riuscito senza sconfinare in uscite dialettali che avrebbero inquinato una narrazione priva di geografie.
Udine è infatti solo un pretesto perché l'appartamento del trans che è vittima e insieme protagonista principale del romanzo avrebbe potuto trovasi dovunque.
Barbie viene ritrovata morta e sfigurata sul letto di casa, dove si prostituiva. I suoi clienti sono tutti illustri e ricattabili. Lei li riprendeva con l'aiuto di una camera nascosta dietro ad un vetro a specchio che ora è sfondato. Rapinata della sua vita, dei film compromettenti che parevano nascosti sufficientemente bene, della sua identità facciale Barbie ha tuttavia lasciato dietro a sé indizi piccoli come briciole di Pollicino e che conducono verso potenti politici locali e collusi esponenti dell'Arma.
Quando poi la stessa pistola uccide un ex tronista televisivo ormai ridotto a spettacoli da sagra regionale, gli inquirenti capiscono che c'è un necessario collegamento tra i due delitti e che qualcuno è stato ingiustamente incarcerato per il primo.
La Questura di Udine in viale Venezia |
Nemmeno il Tempo di Sognare - edito da Marsilio - è una lettura scorrevolissima (350 pagine divorate in poco più di un giorno) che deve il suo titolo all'ultimo omicidio: quello che chiude la storia lasciandoti un po' di amaro in bocca misto al sapore di polvere da sparo.
Ma tutto ciò che viene immediatamente prima è un cubo di Rubik dove i colori vengono via via fatti combaciare alla perfezione. Il parallelo con il famoso gioco di abilità non è casuale. Porazzi lancia fino alle ultime pagine continue sfide al cervello del lettore con false manovre, incastri sbagliati, tonalità errate, cambi di pista. Il manuale diventa così il racconto di una prestidigitazione investigativa nella quale Alex Nero (tormentato ex poliziotto), l'ispettore Cavani (agente sotto copertura) ed il giudice Erri Martello (Erri perché all'anagrafe non sapevano come si scrivesse Harry) cercano di sopravvivere al vaso di Pandora di criminalità che è un calderone di droga, sesso e corruzione.
Nella descrizione delle loro gesta non mancano occasioni per il lancio di alcune frecciatine a certi programmi di cronaca da salotto e di ribalte effimere (leggasi, fra tutte, Barbara D'Urso e Maria De Filippi).
Ciò che strabilia, alla resa dei conti, è l'ingegnosità della soluzione finale a fronte della sconvolgente semplicità del movente.
Nella descrizione delle loro gesta non mancano occasioni per il lancio di alcune frecciatine a certi programmi di cronaca da salotto e di ribalte effimere (leggasi, fra tutte, Barbara D'Urso e Maria De Filippi).
Ciò che strabilia, alla resa dei conti, è l'ingegnosità della soluzione finale a fronte della sconvolgente semplicità del movente.
Il bar "Contarena" a Udine: sfondo agli incontri dei protagonisti |
Note dolenti tuttavia ci sono.
La costruzione dei dialoghi pare piuttosto piatta, meccanica, impersonale.
La stessa location udinese, come si diceva, appare scolorita, spoetizzata, trattata con una dimestichezza tale da far presumere che tutti i destinatari del romanzo ci vivano e ci si orientino a colpo d'occhio in base allo stradario. L'ubicazione, precisione topografica a parte, diventa quindi elemento del tutto accessorio alla storia che si sarebbe potuta svolgere in qualunque altra parte del mondo anche se, non lo nego, immaginare fatti curiosi in atto nelle strade a poca distanza dalla mia abitazione mi ha profondamente colpito.
Piazza Primo Maggio: punto d'incontro tra Cavani e i poliziotti corrotti |
Un altro peccato veniale nel quale ricade l'autore è l'eccessivo indugiare in un moralismo italiano troppo usurato e infarcito di luoghi comuni e nel rappresentare personaggi piuttosto stopposi e standardizzati: l'ex sbirro che ha perso la famiglia e che vive fuori da ogni schema, il politico corrotto che va a donne, il giudice che fa la differenza in un sistema sottosopra non si possono certo definire esempi di avanguardismo puro (come direbbe una certa Miranda Priestly storcendo il naso).
Sputato questo rospo, la lettura va assolutamente apprezzata: è chiara, discorsiva, fresca, pienamente godibile e per nulla pretenziosa. Lo scrittore riesce a sellare i propri eroi di carta con la capacità di un addestratore che deve orientarli in un intricato ippodromo di possibilità mentre noi ci divertiamo a puntare su quello che sembra essere più portato alla vittoria. Ed io posso dire di aver puntato bene, grazie ad una rara intuizione iniziale su chi potesse essere l'assassino.
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dai sparane una più grossa