Mentirei se dicessi che da una decina d'anni a questa parte vedere oggetti abbandonati per strada non mi incute un certo timore. Se un tempo mi chinavo a raccoglierli e a sistemarli nel vicino cassonetto delle immondizie - anche con il rischio di beccarmi la salmonellosi - oggi quell'istinto di ordine e pulizia ha lasciato inevitabilmente il posto alla paura.
Sembrava quasi certo che Elvo Zornitta, ingegnere della provincia di Pordenone, fosse il responsabile delle azioni bombarole che una mano assai infida ha compiuto dal 1994 a oggi sulle spiagge di Lignano piuttosto che alle sagre di paese o in luoghi altrettanto fruibili al pubblico come l'inginocchiatoio in chiesa, il greto ghiaioso di un fiume, un supermercato o la stazione dei treni. Peccato che una mano - e talvolta anche qualcosa d'altro - bambini e anziani ce l'abbiano rimessa veramente incappando in tubi apparentemente inoffensivi che invece si rivelavano d'un tratto letali ordigni.
Dopo un pasticcio giudiziario durato anni che è costato il lavoro allo stesso ingegnere ma che si è concluso con la sua assoluzione, in queste ore comincerà un altro procedimento a carico di un ispettore di Polizia, reo - confesso - di aver manomesso un taglierino per far ricadere definitivamente le accuse su Zornitta e chiudere con un brillante ed encomiabile risultato le indagini.
Ed ecco il colpo di scena! Zornitta aveva querelato il quotidiano "La Nuova di Venezia e Mestre" perchè aveva diffuso la notizia dell'esistenza di un filmato in cui Zornitta limava un paio di forbici nel suo capanno adibito a laboratorio. Si sa che una delle tecniche per smascherare il terribile Unabomber - proposta proprio dallo stesso ispettore Zernar ora nei guai - consisteva nel c.d. toolmarks cioè nella dimostrazione che gli attrezzi usati dal bombarolo per fabbricare gli esplosivi lasciassero un'impronta unica, una specie di firma inconfutabile sui singoli componenti della bomba.
Il quotidiano querelato ci aveva visto bene. A quanto pare, Zornitta come Zernar avrebbe manomesso le prove. In tal caso, un paio di forbici sottratte alla perquisizione, nascoste fuori dal capanno per poi alterarne con tutta calma la lama, al riparo da occhi indiscreti e all'interno del capanno stesso. L'unico dettaglio che gli è sfuggito è che lui e le forbici non erano "soli" quel giorno. C'era anche l'occhio di una telecamera piazzata in precedenza.
Mi chiedo quale potrà essere l'utilità di questo video dato che Zornitta non potrà essere giudicato un'altra volta per lo stesso reato - specie dopo il proscioglimento - e perché queste immagini siano spuntate solo adesso.
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dai sparane una più grossa