Li ho letti tutti, i libri di Giorgio Faletti. Fatta eccezione per Pochi inutili nascondigli che essendo una raccolta di racconti e non avendo la consistenza del romanzo, non credevo facessero al caso mio.
Dopo il killer monegasco di Io uccido ne arriva un altro, stavolta in preda a un vero delirio di onnipotenza tanto da affermare: Io sono Dio.
Costui, seguendo il folle progetto vendicativo del padre che è rimasto sfigurato nella guerra in Vietnam, comincia a far detonare cariche al tritolo e napalm in precedenza disseminate in un numero imprecisato di palazzi della città. Ma per confermare la natura biblica delle sue pazze ambizioni, attua il tutto secondo lo schema rovesciato della Genesi. Se Dio quindi separò il buio dalla luce, l'acqua dalla terra e il cielo dalle stelle, lui si preoccuperà di riunire il tutto ad ogni maestosa esplosione. Ciò accade ovviamente in una città ancora scaldata dai memorabili eventi dell' 11 settembre: New York. Un posto dove anche lo scoppio di un peto nella notte sarebbe in grado di infartuare persino i gatti e di far gridare "Al Qaeda - Al Qaedaaa!" a tutti gli antifurti.
Figuriamoci quindi come possono stare i protagonisti di questa vicenda, ossia Vivien Light la poliziotta di origini ovviamente italiane tipo Kay Scarpetta e anche qui con nipote travagliata al seguito e Russell Wade, fotoreporter ovviamente tormentato pur egli e in caccia del pezzo che ovviamente gli cambierà la vita.
Nel filone si inserisce anche la figura di un padre spirituale - Michael McKean - che ovviamente diventa lo scomodo destinatario delle confessioni dell'assassino e come il fu padre Logan di hitchcockiana memoria in Io confesso non sa dove girarsi, pur di evitare la prossima carneficina senza venire meno, nel contempo, al vincolo sacerdotale. Ammetto che seppure obsoleta nell'idea, la collocazione del confessionale in mezzo all'intreccio permette di godere delle parti più intriganti, grazie all'interazione tra prete e killer in quel piccolo, austero e ombroso spazio. Specie verso la fine del libro, quando le voci del loro ultimo colloquio vengono intercettate dalla polizia.
Ovvietà a parte e fatta eccezione per i dubbi sul perchè Faletti non voglia ancora considerare l'Italia come una location altrettanto dignitosa per i suoi gialli, che dire del suo ultimo peccato letterario? Lo scrittore è indubbiamente maturato, vanta una narrazione più sicura tanto da combinare l'azione dei personaggi alle digressioni in modo armonico e senza fratture nel racconto. Si prende - questo bisogna dirlo - la stessa briga che usò in Io uccido per depistare i sospetti dal suo misterioso unabomber, graziandolo con un alibi che sembra inconfutabile e che quindi ci confonde benissimo.
Purtroppo c'è anche altro da eccepire.
I dialoghi soffrono di un'impostazione direi quasi televisiva e di una ironia falettiana che dubito troverebbe davvero adeguata collocazione nel linguaggio newyorchese: "Si dice in giro che io sia il Presidente degli Stati Uniti" "Sei un grande!" "Sei una grande!" "Come stai?" "Sto" e via discorrendo. La profondità nei personggi è molto limitata, tanto da non riuscire a distinguerli. Sono tutti tormentati e un po' stereotipati, come la donna crudele che abbandona il gatto a tre zampe, quella d'affari che viaggia con il macchinone o come il capo del 13° distretto di polizia con la sua stantia ed eroica abnegazione per il lavoro e via discorrendo.
C'è inoltre un eccessivo indugio sulla topografia della città, con elenchi troppo frequenti di vie e incroci e ponti che servono poco all'azione ma che denotano più la volontà di uno sfoggio conoscitivo da parte dello stesso Faletti. E coincidenze così numerose nell'indagine da toglierle verosimiglianza.
Tutto sommato è una lettura agevole, una evoluzione che corrisponde alle premesse senza staccarsene poi più di tanto (l'assassino di Io uccido e quello di Io sono Dio paiono fatti con lo stampino) ma Faletti ci deve riprovare ancora un volta, secondo me.
A differenza di altre occasioni, questa volta sono io che ringrazio te per la recensione di un romanzo che ho in progetto di leggere, anche se non si sa come o quando (ne devo leggere talmente tanti... ). Il parere che esprimi, e che in base a ciò che so di Faletti pare molto credibile, mi risparmierà di cercare il libro con angosciosa fretta: insomma, direi che può aspettare. Tutti quegli "ovviamente" mi insospettiscono parecchio, e raffreddano la curiosità...
RispondiEliminaDi Faletti ho letto tutto, compresi i racconti (non sono male, tuttavia non sono nemmeno molto omogenei), e il mio romanzo preferito continua ad essere il secondo, "Niente di vero tranne gli occhi", che mi ha colpito più del celebratissimo debutto.
Di solito di Faletti-autore si fanno apprezzare soprattutto lo stile e la scrittura, molto fluidi leggibili e coinvolgenti; questa volta però pare ci sia un po' di decadenza anche in tale direzione... secondo me non gli fa bene vivere per tanti mesi l'anno a New York.
Mia crissima Lady, per me Faletti dovrà sempre recuperare quota da che si è lanciato con Io uccido.
RispondiEliminaNon che il suo primo romanzo fosse un inno alla perfezione - mi costò parecchia pazienza sopportare tutta la fase sul passaggio segreto dal covo del killer all'aria aperta e il salvataggio del ragazzino diversamente abile in pericolo - ma l'exploit presentava elementi davvero notevoli e intriganti, tanto da far gridare al genio.
In Niente di vero tranne gli occhi usò un trucco ottico che pareva provenire dalle 4 mosche di velluto grigio di Dario Argento (ove si ricorreva all'immagine del medaglione indossato dal colpevole, rimasta impressa nella retina dell'ultima vittima) se non addirittura da Gli occhi di Laura Mars, splendido film con Faye Dunaway protagonista dove la stessa soffriva la visione allucinata degli omicidi in corso d'opera.
Il colpevole poi l'ho indovinato appena è comparso in scena. Basta fare una piccola equazione con il titolo e il gioco è fatto.
Fuori da un evidente destino è anch'esso una lettura godibile, ma vi si rasenta lo sciamanesimo e la commistione tra il giallo e il fantastico non mi esalta in particolar modo. Quantomeno era una boccata d'aria da NY e dal solito killer solo e deturpato (dentro o fuori).
Per quanto concerne Io sono Dio conoscendo i tuoi ritmi lo leggeresti anche in due giorni come ho fatto io sebbene vada oltre le 500 pagine e quanto a reperibilità, le librerie ne sono zeppe. Se ti è piaciuto il secondo romanzo, questo forse potrebbe intrattenerti in ugual modo a patto di accettarne certe scontatezze.
P.S. Un tuo parere al riguardo sarebbe pur sempre gradito quando avrai modo di venire a capo del tuo carnet :))
P
Sarà un piacere, anche se temo ci vorrà un po': la lista d'attesa è davvero chilometrica... e indovina cosa c'è sotto la "M"!
RispondiEliminaDavvero Lady? :)
RispondiEliminaOra che mi ci fa pensare le "tre M" potrebbero essere il mio nuovo brand (nome - cognome - titolo).
In effetti, me la sarei legata un po' al dito se mi avessi postposto al Faletti :P
Sorry!!!
RispondiEliminaAlla fine mi è capitato di leggere IO SONO DIO prima di MIMETICO ma non si tratta di uno sgarbo intenzionale. E' solo dovuto al fatto che il titolo è rientrato negli acquisti estivi della mia biblioteca... e chi sono io per perdere un'opportunità di lettura?
In ogni caso avevi ragione su tutta la linea, compreso il poco tempo necessario per fagocitare il romanzo: personalmente ci ho messo una mezza giornata svaccata più una notte d'insonnia. Un paio d'ore per la recensione.
La parte migliore è quella iniziale, riguardante la storia personale del reduce.
Fra tutti i romanzi di Faletti, questo mi è parso il più potenzialmente cinematografico.
Lady! Avendomi perpetrato questo sgarbo sappi che sarai la mia prima vittima nel prossimo romanzo :)
RispondiEliminaHai fatto più che bene a saggiare con mano tua le banalità del Faletti. Lo sai che proprio stamattina, passando davanti alla vetrina di una libreria in centro - la mia è una malattia ormai - e vedendolo esposto non ho potuto fare a meno di rievocare la superficialità dei dialoghi contenuti in IO SONO DIO? Avrai visto anche tu quanto il Giorgio sia sovrastimato per certi versi. Non che io abbia vinto il "Bancarella" per poterlo dire, ma leggo abbastanza da capire le differenze tra un libro e l'altro.
P.S. MIMETICO sarà presto disponibile con "The Boopen". Il ritardo, purtroppo, non è dipeso da me. Appena sarà possibile, ti manderò volentieri la copia che ti avevo promesso ;)
Oh be'... la gloria si raggiunge in tanti modi, e finire ammazzata in uno dei tuoi romanzi non è neanche il peggiore!
RispondiEliminaSu Faletti concordo, se avrai tempo e voglia di leggere la recensione che ho pubblicato nel BOOKSnotes vedrai che sul linguaggio ho avuto in effetti qualcosa da ridire. Anche per me è l'esperienza di lettrice che mi fa da guida, quell'istinto che dopo un po' si sviluppa da solo.
Per ciò che riguarda MIMETICO non ti devi disturbare, ti ho già spiegato che non mi sembra giusto approfittare. Appena posso lo prendo; il problema è solo legato al fatto che questa volta il romanzo non lo posso ordinare in libreria come ho fatto con VINILE, per cui devo organizzarmi.