Dopo avermi regalato Downton Abbey, Mr Selfridge, The Fall e le inestimabili serie dedicate agli investigatori più celebri della letteratura gialla, non potrebbe essere diversamente.
Happy Valley non abbassa di certo la media del mio interesse.
Scoperta sull'onda dell'entusiasmo per l'attore James Norton che dà corpo all'orrido (solo moralmente) delinquente Tommy Lee-Royce, mi sono addentrato in questa vallata di lacrime ("Happy" è dovuto al tipico sarcasmo inglese) e ora mi è difficile uscirne, tanto è scritto divinamente, perché è come la sostanza drogastica che traffica la maggior parte dei suoi abitanti.
Tutt'altro che riabilitato dall'esperienza detentiva, il bellimbusto si fa facilmente coinvolgere nel rapimento di una Ann Gallagher, giovane rampolla del miliardario locale.
Il fatto è che Tommy, ben presto, da braccio esecutore diventa mente e capo del sequestro perpetrato ai danni della giovane e l'unica persone che avrebbe sufficienti mezzi e motivazioni per fermarlo è un particolare agente di polizia.
Il sergente Catherine Cawood - una pazzesca Sarah Lancashire - deve infatti chiudere un grosso conto in sospeso con il caro Tommy. Sarà solo questione di tempo prima che l'indomita guerrigliera dello Yorkshire scopra dove sta il suo bersaglio preferito per colpirlo ed affondarlo.
Fanno da comprimari ad una vicenda già così promettente altri volti notissimi come quelli di Siobhan Finneran e Kevin Doyle, entrambi prestati da Downton Abbey (Mrs O'Brien lei, Mr Molesley lui). Anche la deliziosa Katherine Kelly (Mrs Mae della serie Mr Selfridge) si aggiungerà alla squadra investigativa a partire dalla seconda stagione.
Vi consiglio di non perdervi questo giro fuori porta. La musica spazia in modo assai intelligente da Kate Bush (vedasi scena del rapimento) all'incredibile colonna sonora di Ben Foster che dà una carica quasi onirica ad alcuni passaggi.
L'itinerario scenografico è fotografia di uno splendido angolino d'Inghilterra, microcosmo di verdi brughiere, suggestive case in pietra, sofisticati pub dal camino acceso, sgabuzzini fatiscenti che sanno di dolore e morte e nebbia. Una panoramica tanto paradisiaca in natura quanto umanamente feroce ma adagiata sul palmo di una mano sempre rassicurante: quella della dea Giustizia.
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dai sparane una più grossa