Volete vivere un paio d'ore di puro incanto emotivo impreziosito da un ritorno al passato? Allora Chiamami Col Tuo Nome (Call Me By Your Name) è l'esperienza che vi consiglio vivamente di fare.
Non solo per quella graduale tenerezza dei sensi che scoppia tra i due protagonisti Armie Hammer e Timothée Chalamet. Non solo per la bravura che i due dimostrano nel far funzionare il tutto, nel rendere verosimile il loro rapporto. Ve lo consiglio anche perché il film è una vera gita di piacere, una pedalata che pompa gioia al cuore e attraversa un'estate italiana lontana dei primi anni Ottanta, del periodo dell'edonismo e della leggerezza, di quando tutto sembrava più semplice ma, come sempre, complicato per i sentimenti.
Oliver (Hammer) è ospite di Elio (Chalamet) e della sua famiglia che ha una tenuta campagnola, nella provincia di Crema. La magia del restauro temporale si snoda infatti nella provincia lombarda, con punte a Bergamo e a Sirmione. Siamo nel 1983. Per chi come me ha vissuto sulla propria pelle il sapore delle vacanze in quel periodo storico il tuffo al cuore nel tornarci visivamente è immediato e inevitabile, tanta è la capacità di Luca Guadagnino nel riprodurne l'essenza fotografica, come se i personaggi apparissero gradatamente su una foto Polaroid appena scattata.
A voler proprio trovare l'unico anacronismo nell'uovo, potrei citare quei barattoli della Illy Caffè che spuntano a tradimento a metà dell'opera e che sono venuti periodicamente molto dopo.
Oliver inizialmente non è molto amabile. E' uno yankee molto sicuro di sé (il bellissimo Hammer lo rende alla perfezione), sbrigativo, piuttosto saputello, che non perde occasione per fare il primo della classe in qualunque attività si cimenti.
Elio è la parte più dolce e vulnerabile, anche fisicamente; è quella parte che forse ama di più sin dal principio. Non daresti loro alcuna possibilità di venirsi incontro. Eppure il distacco di Oliver è studiato, dettato da una corazza protettiva per la paura di un rifiuto. La sua intemperanza non è che un modo per attirare l'attenzione di Elio che invece sembra rifuggirlo a partire da quel primo, insospettabile approccio che Oliver ha cercato posandogli una mano sulla spalla e donandogli il primo contatto fisico. Quando tutto questo diviene chiaro, lo stesso Oliver si destruttura, appare irresistibile e vulnerabile, tanto quanto Elio.
Il loro rapporto omosessuale, ovviamente, non decolla con facilità. Parliamo di una relazione d'anima e corpo tra escursioni in bici, momenti rubati alla villa, approcci che devono trovare la propria via.
Di mezzo ci sono anche le fanciulle a confondere le carte del gioco. C'è quella innamorata di Oliver, l'americano rubacuori che è piombato come un alieno a infrangere le regole di una vacanza che, sino ad allora, pareva essere stata sempre uguale. C'è anche una ragazza per Elio che, tuttavia, è solo carne incapace di sedare i bisogni di un cuore ormai altrove.
E ci sono i genitori di Elio: persone colte, umaniste, mentalmente aperte rispetto ai tempi ma abbagliate dall'illusione che l'ospite e il figlio stiano coltivando solamente un'amicizia partita in sordina.
Finché Elio, costretto a separarsi da Oliver, non rompe gli argini della propria fragilità rivelando apertamente un attaccamento che va oltre, che trascende il cameratismo maschile.
La storia, tratta dall'omonimo romanzo di André Aciman, è impreziosita da impagabili dettagli epocali: una provincia sonnolenta, tappezzata da manifesti del Partito Comunista e da telefoni a gettoni, calpestata dalle Timberland e dalle All Star, riempita dalle voci di Battiato e da quella degli Psychedelic Furs.
La stessa colonna sonora, un vero mélange tra passato e presente, deve un grandioso tributo al musicista Sufjan Stevens, abilissimo nel sottolineare i momenti più sensibili della fantastica liaison con .
L'ultima fatica di Luca Guadagnino, già candidata a tre Golden Globes e a una infinità di riconoscimenti a livello planetario, uscirà nelle sale italiane il 25 gennaio 2018 ed è un'esperienza emotiva che dovreste fare. O meglio, un capolavoro. Chiamiamo pure le cose col loro nome.
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dai sparane una più grossa