Tutto parla d'amore. La radio lo fa, la televisione lo fa, lo fanno i romanzi, lo facciamo noi. Le canzoni sui sentimenti sono le più numerose. Le pene d'amore hanno forgiato i più grandi poeti e ci hanno donato poemi.
Si gioisce e si soffrono pene grandissime per questo nobile sentimento ... un sogno che rende favolosa la nostra esistenza. Dicono che innamorarsi equivalga a trasformarsi. Sono d'accordo. Si entra in una sfera emotiva travolgente, ci si annulla in una fiaba delicata che sbatte contro il muro tutte le nostre certezze e ci spinge ad azioni impensate.
Si può rinnovare questa magia giorno dopo giorno come una melodia musicale sempre inebriante? C'è chi ama l'innamoramento stesso: stuazioni emozionanti che spingono il cuore a battiti inusuali, che sfracellano gli schemi di una vita ordinaria per infondere vibrazioni celestiali. C'è chi ama qualcuno: una persona specifica che completa queste nostre sensazioni e se ne rende protagonista. E' possibile che una fiaba così vivida, così travolgente duri per sempre, tra gli spasmi della vita e del quotidiano? Aiuta forse a vivere meglio?
Le vere e proprie pene sono quelle che ti assalgono quando desideri una persona e non la puoi avere. Però, tutto sarebbe più semplice se ci rendessimo conto che questa possessività non è amore, ma fame. Fame incontenibile di possesso a senso unico. Amare vorrebbe dire desiderare anche la felicità dell'altra/o, lasciargli la libertà di cui necessita. Lo so che nella pratica avviene solitamente il contrario. Ed è questo che provoca le pene. Terribili pene che preludono all'infelicità, che ti fanno incazzare con il destino per non essere stato dalla tua parte, per non aver compreso quanto fosse importante per te coronare il tuo sogno d'amore. Come se la sorte avesse tutte le colpe del caso. Il problema è sempre lo stesso: sinchè non riprogrammiamo noi stessi, finchè non maturiamo e capiamo che bisogna essere concreti e meno illusi, le pene saranno sempre dietro la porta, a bussare per noi o pronte ad entrare senza invito.
Ricordo di aver perso la testa almeno tre volte. Non è stato facile risalire la china. Credevo di non farcela. Ora mi complimento con me stesso per esserci riuscito, maturando
Si gioisce e si soffrono pene grandissime per questo nobile sentimento ... un sogno che rende favolosa la nostra esistenza. Dicono che innamorarsi equivalga a trasformarsi. Sono d'accordo. Si entra in una sfera emotiva travolgente, ci si annulla in una fiaba delicata che sbatte contro il muro tutte le nostre certezze e ci spinge ad azioni impensate.
Si può rinnovare questa magia giorno dopo giorno come una melodia musicale sempre inebriante? C'è chi ama l'innamoramento stesso: stuazioni emozionanti che spingono il cuore a battiti inusuali, che sfracellano gli schemi di una vita ordinaria per infondere vibrazioni celestiali. C'è chi ama qualcuno: una persona specifica che completa queste nostre sensazioni e se ne rende protagonista. E' possibile che una fiaba così vivida, così travolgente duri per sempre, tra gli spasmi della vita e del quotidiano? Aiuta forse a vivere meglio?
Le vere e proprie pene sono quelle che ti assalgono quando desideri una persona e non la puoi avere. Però, tutto sarebbe più semplice se ci rendessimo conto che questa possessività non è amore, ma fame. Fame incontenibile di possesso a senso unico. Amare vorrebbe dire desiderare anche la felicità dell'altra/o, lasciargli la libertà di cui necessita. Lo so che nella pratica avviene solitamente il contrario. Ed è questo che provoca le pene. Terribili pene che preludono all'infelicità, che ti fanno incazzare con il destino per non essere stato dalla tua parte, per non aver compreso quanto fosse importante per te coronare il tuo sogno d'amore. Come se la sorte avesse tutte le colpe del caso. Il problema è sempre lo stesso: sinchè non riprogrammiamo noi stessi, finchè non maturiamo e capiamo che bisogna essere concreti e meno illusi, le pene saranno sempre dietro la porta, a bussare per noi o pronte ad entrare senza invito.
Ricordo di aver perso la testa almeno tre volte. Non è stato facile risalire la china. Credevo di non farcela. Ora mi complimento con me stesso per esserci riuscito, maturando
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