Ci sono due donne, due signore sarebbe meglio dire, che sono state capaci di impressionarmi e di lasciare un segno davvero profondo nel mio destino.
Due espressioni viventi del genio intellettuale, della capacità creativa, del talento artistico. Due fucine inesauribili di storie. Due sorprendenti fuochi d'artificio in piena armonia con il costume dei loro tempi. Tanto diverse per le epoche che hanno attraversato quanto affini nella loro arguzia narrativa.
Una è la signora del mistero per antonomasia: Agatha Christie.
L'altra è la regina indiscussa del daytime e delle soap opera americane: Agnes (Eckhardt) Nixon.
Chi vedesse per la prima volta una loro fotografia le scambierebbe di sicuro per un paio di innocue nonnine, di quelle che ti offrono il tè con la torta in un cottage nella campagna fuori Londra o in Pennsylvania.
In realtà, oltre che abili scrittrici, Agatha e Agnes sono state donne tutt'altro che casalinghe, solide, costrette a conquistarsi l'autonomia in tempi di imperante maschilismo nonché abili imprenditrici nel piazzare le proprie opere tra editori diffidenti ed enti televisivi ossessionati dagli ascolti.
Se dici "Agnes Nixon" in America sfondi una porta aperta.
Ma chi è Agnes Nixon per noi Italiani?
Avete presente "Quando si Ama" (1983) "Una Vita da Vivere" (1968) e "La Valle dei Pini" (1970)? Lei è la madre televisiva di tutti questi universi paralleli e di coloro che li hanno animati per un quarto di secolo o più. E mentre allattava le sue creature, Nixon non si risparmiava nel fare da levatrice ad altre, rinomate soap.
Le soap.
Quelle produzioni seriali dove dentro ci sono tutti gli ingredienti più o meno veritieri dell'umana esistenza, talmente lunghe da cavalcare mode, governi, canzoni, tecnologie e talvolta intere ere geologiche.
Quelle produzioni seriali dove dentro ci sono tutti gli ingredienti più o meno veritieri dell'umana esistenza, talmente lunghe da cavalcare mode, governi, canzoni, tecnologie e talvolta intere ere geologiche.
Originaria di Chicago, classe 1927, Agnes Nixon deve faticare non poco quale adolescente a convincere la sua famiglia che il suo futuro è nella scrittura. Invia al padre delle lettere dettate dal cuore, di quelle che in un punto chiave delle sue soap ci starebbero benissimo, spiegando che se fosse stata costretta a fare altro la sua vita sarebbe stata miserabile.
Il padre finalmente capisce e la lascia andare ad una sorte diversa.
Fresca di laurea alla Northwestern University, con le dita che ormai prudono, Agnes trova come mentore un altro mostro sacro nel business degli sceneggiatori (Irna Philips) e comincia a scrivere per "Sentieri" (1957). Intanto si sposa. Va ad abitare in un signorile appartamento a New York dove vivrà e lavorerà stabilmente. Mette su famiglia. Fonda con il marito la società di produzione televisiva Creative Horizon Inc. grazie alla quale comincia ad abbozzare i primi format personali per poi proporli alle reti americane e farne "sapone".
Dagli anni '60 comincia a frullarle in testa l'idea di creare il personaggio più glamour, longevo ed emblematico della storia della Tv: la leggendaria e peperina Erica Kane.
La Nbc e la Cbs rispediscono il progetto al mittente, non mostrando interesse. Altrettanto fa il capo della Procter and Gamble, società di produzione che già tanti format per soap le aveva commissionato nel corso del decennio. Nel corso del viaggio di ritorno Agnes perde l'unica copia del progetto che aveva portato con sé, salvo poi ritrovarla. Lei prende tutto ciò come un segno divino e non si dà per vinta. Erica Kane è una gestazione che va portata a termine. Sarebbe un delitto se una creatura così stravagante, ribelle, dolce e intrigante dovesse rimanere chiusa nel cassetto.
Dopo aver dimostrato ai produttori della Abc un impegno decennale ed indefesso nel portare avanti le fila di "Una Vita da Vivere", la Nixon riceve dall'emittente l'invito a creare un nuovo show. E' in quel momento che, non sapendo più cos'altro narrare, il marito Bob Nixon le dice di rispolverare ancora lo script di "All My Children". Lei lo fa. Va dai capoccia seduti in poltrona e presenta loro la saga di Philip Brent, Tara Martin e Chuck Tyler, coloro che diedero origine a tutto con il proprio triangolo sentimentale costruito tra la bassa e l'alta società. Tutti loro insieme ovviamente all'intramontabile Erica, la trouble maker per eccellenza.
I boss della Abc restano impressionati dal lavoro della Nixon e mossi dall'intento di attirare gli ascolti tra un pubblico demograficamente giovane danno l'okay: Pine Valley può finalmente mettere il suo primo mattone e i Martin, i Brent, i Tyler e i Kane trovarci casa!
I boss della Abc restano impressionati dal lavoro della Nixon e mossi dall'intento di attirare gli ascolti tra un pubblico demograficamente giovane danno l'okay: Pine Valley può finalmente mettere il suo primo mattone e i Martin, i Brent, i Tyler e i Kane trovarci casa!
E' il 5 gennaio 1970. La guerra in Vietnam è ormai una realtà che bussa alle porte di ogni provincia americana. I giovani partono per arruolarsi. I Beatles si sciolgono. "La Valle dei Pini" (All My Children), piccola cittadina della Pennsylvania a due passi dalla non meno convulsa New York vede il taglio del nastro.
E di propagande anti-vietnamite e sociali, di nascite interrotte e di primi divorzi legalizzati, di amori interrazziali e non convenzionali Pine Valley sarà accogliente e frequente ospite in tutti gli anni a venire.
Il palazzo newyorchese che sta al numero 101 della 6a strada diventa il set quotidiano ove prende forma uno realistico spaccato della società statunitense col quale chiunque, in ogni parte del mondo può facilmente identificarsi. Famiglie medio borghesi, microcosmo provinciale, volti storici, attori ruspanti, qualche personaggio dozzinale, un lusso che non è mai volgare o sfacciato, qualche sortita a Manhattan grazie alla carriera da modella della piccola, grande, indomita Erica Kane la cui presenza riesce a superare le 40 primavere uscendone senza scalfitture.
Per la Nixon la strada adesso è in discesa. E' il momento del tocco da Re Mida: tutto ciò che le capita per le mani alza lo share e catalizza gli ascolti in un panorama che non è certo avaro di concorrenza. Sul versante del Pacifico William Bell, uscito anch'egli dalla scuola di Irna Phillips, sta alacremente lavorando negli studi della Cbs di Los Angeles per portare sugli schermi "Febbre d'Amore" (The Young and The Restless) (1973), show tuttora in corso d'opera e dalla cui costola nel 1987 nascerà (The Bold and The) "Beautiful" che occuperà fisicamente gli spazi lasciati liberi da "Capitol" (1982).
Ai coniugi Bell comincia a far eco l'altrettanto determinata coppia di coniugi sceneggiatori Dobson i quali lanciano nel tubo catodico la non meno fortunata "Santa Barbara".
L'offerta al pubblico come si vede è vasta. Ciò nonostante la Nixon non fa una piega e, dopo una mescolata ai dadi, nel 1983 getta sul tavolo il suo ultimo progetto centrato sulla fittizia cittadina di Corinto, sempre in Pennsylvania. Inizia così "Quando si Ama" (Loving), soap che riceverà gratificazioni inattese anche nei pomeriggi nostrani guadagnandosi dalla Rai una messa in onda domenicale e andando così in palinsesto 7 giorni su 7. E' un trionfo. La Nixon piomba fisicamente in Italia come ospite d'onore in un'intervista rilasciata nel salotto televisivo della Rai proclamando il suo amore per il nostro Paese un momento prima che mandino in onda l'ennesima puntata di "Loving", frutto delle sue ennesime elucubrazioni.
A causa tuttavia di una programmazione ballerina iniziata sul finire degli anni '80 ed esordita a vicende troppo avanzate (cioè a partire dal cavallo 1979-1980), "La Valle dei Pini" trasmessa da Rete 4, fatica ad entrare nel cuore delle famiglie sparse nello stivale pur guadagnandosi il mio (costretto a letto da un'influenza) e una messa in onda durata parecchi anni. E' lo sponsor bellezza! E Mediaset viveva e vive tutt'oggi di questo.
A causa tuttavia di una programmazione ballerina iniziata sul finire degli anni '80 ed esordita a vicende troppo avanzate (cioè a partire dal cavallo 1979-1980), "La Valle dei Pini" trasmessa da Rete 4, fatica ad entrare nel cuore delle famiglie sparse nello stivale pur guadagnandosi il mio (costretto a letto da un'influenza) e una messa in onda durata parecchi anni. E' lo sponsor bellezza! E Mediaset viveva e vive tutt'oggi di questo.
Intanto Agnes Nixon in patria miete una caterva di riconoscimenti professionali e nel sociale e accatasta sulla mensola una carrettata di Emmy Awards vinti soprattutto grazie alle storylines de "La Valle dei Pini" ove compare personalmente prendendo gioco di se stessa e interagendo con quelli che, appunto, come dice il titolo originale del programma da lei creato (All My Children) sono proprio i suoi "figli" televisivi: belli o brutti, buoni o cattivi. Tra matrimoni e divorzi, nascite e resurrezioni, tornado ed esplosioni.
Oggi, 87 anni suonati, qualche epigono allevato e poi lasciato nella sala dei bottoni come la sua pupilla Lorraine Broderick, sin da tempi remoti pure lei abile fabbricatrice di drammi per Pine Valley sotto il vigile occhio della maestra, Agnes Nixon ha appeso al chiodo quella che si può a pieno titolo considerare una carriera nell'immaginifico.
Le sue principali filiazioni - "Loving" e "All My Children" - dopo aver coltivato generazioni riposano ormai in pace, soppresse dai network come la stessa Christie soppresse Hercule Poirot poco prima di lasciarci anche lei.
Perché se la Christie diceva che scrivere romanzi era come avere una fabbrica di salsicce per guadagnare e tirare su da sola una figlia, la Nixon con le saponette non se la cavava affatto male.
Le sue principali filiazioni - "Loving" e "All My Children" - dopo aver coltivato generazioni riposano ormai in pace, soppresse dai network come la stessa Christie soppresse Hercule Poirot poco prima di lasciarci anche lei.
Perché se la Christie diceva che scrivere romanzi era come avere una fabbrica di salsicce per guadagnare e tirare su da sola una figlia, la Nixon con le saponette non se la cavava affatto male.
Wow, si vede che nutri un'autentica e profonda passione per tutta questa roba!
RispondiEliminaPersonalmente, non posso dire di condividerla, dato che la TV occupa un posto molto piccolo nelle mie giornate. Però è affascinante verificare come ci siano persone (e non solo casalinghe disperate...) che seguono le soap, le amano e le analizzano.
Insomma, una roba seria!!!
E' il genere di lavoro che avrei fatto molto volentieri se fossi nato, cresciuto e in una parola vissuto in un'altra epoca. Credo che le soap siano grandi e complicate produzioni in grado di raggiungere qualsiasi fetta di pubblico, anche la più schizzinosa. Una grande forma di comunicazione, insomma, che cavalca le epoche. Parlo di quelle statunitensi in particolare in quanto, quelle italiane soffrono della sindrome dell'importazione del format dall'estero. Le soap, scambiate per anni a causa di una certa forma di ignoranza intellettuale per romanzetti rosa adatti alle donne di casa, sono un fenomeno sociale che ricomprende tutto: cronaca, omicidi, drammi sociali, inverosimiglianze ma anche molta realtà. Sono state il trampolino di lancio per tanti giovani attori. Mi sarebbe piaciuto creare dei personaggi, seguirli nella loro "vita" televisiva, essere la mente creativa che tiene in piedi uno show con tanti colpi di scena e impegno nel sociale e lavorare con attori che costituiscono alla fine una grande famiglia i cui componenti, di tanto in tanto, sono costretti a dirsi addio a causa di altri impegni. E poi quei set popolati da tante scenografie di ville, palazzi, appartamenti: una specie di mobilificio a vista aperta dove si muovono un sacco di operatori per dare vita a racconti sempre nuovi. Credo sia una delle forme creative più complesse e complete allo stesso tempo. Per fortuna (e lo dico perché da spettatore non sarebbe la stessa cosa) anche nella mia vita la Tv sta avendo un ruolo minimale ormai. L'accendo ogni tanto la sera. Le soap stanno sparendo perché in questa decade imperversa ormai il format del telefilm (a volte di una stupidità assoluta). Puoi pure sostituire le soap con lunghe produzioni come le fiction ma il concetto di serialità non cambia. Solo che dire "seguo un telefilm" anziché "seguo una soap" fa più figo, capisci? E invece la sostanza è sempre quella. Anche se le soap sono più rispettose dell'unità spazio temporale perché non ammettono soluzioni di continuità tra una puntata e l'altra. Bellissimo :-)
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