Siamo in picchiata nel 1960.
Hitch sta finendo i soldi. Non fa che ripetere alla consorte che forse devono vendere la casa. La Paramount lo tratta come un novellino alle prese con il suo primo film. Negli Usa è sempre stato così: conta l'ultima pellicola che hai girato, non conta il resto. L'ultima era stata Intrigo Internazionale ma ora al genio è mancata l'ispirazione e la sua stazza si trascina stancamente per gli Studios tra Peggy, la segreteria disincantata, Withfield lo scrittore che gli vuole rifilare i suoi copioni (e che ronza un po' troppo intorno a sua moglie) e il capoccia Barbey Balaban che lo tratta come un uomo sulla via del tramonto.
Ma Hitch si è innamorato. Va pazzo per un libro. Un libro abbastanza macabro che parla di un tizio che ha ucciso la madre e che poi l'ha imbalsamata. Ed è perseguitato dalle visioni di questo tizio che usa la vanga per far fuori le persone. E' il suo alter ego, il suo genio creativo. Quello che lo spingerà sull'orlo del suo prossimo, faticoso e contrastato capolavoro. Psycho!
Intestardito all'idea di doverne fare il suo prossimo film, Hitch propone che il romanzo di Robert Bloch venga ritirato dal commercio e ingaggia Joseph Stefano perché ne faccia una sceneggiatura da portare sul grande schermo. Ma dietro alla macchina per scrivere, così come dietro le fila della vita di Hitch c'è sempre la mano della grande Alma Reville. E' lei che dà il tocco giusto ai copioni e che dispensa consigli cruciali per la carriera del marito. E' sempre lei che sopporta la sua malcelata bramosia per le attrici bionde, le sue smanie di possesso e di controllo, i suoi capricci infantili, le sue tempeste e i suoi affanni. Fino a che anche Alma Reville decide di prendersi una rivincita tentando di uscire dal cono d'ombra in cui la sua vita è finita. Cede allora alle lusinghe dello scrittore che le fa le belle, manda in crisi il marito insinuandogli il tarlo della gelosia, prova a staccargli la spina della sua continua presenza allontanandosi da lui, gli fa mancare il terreno sotto ai piedi. Lui, il grande direttore di scena senza la cui guida gli attori andrebbero allo sbaraglio perdendo la strada del successo è un uomo completamente incapace di dirigere se stesso e totalmente perduto senza la direzione della moglie.
E lei torna sempre. Torna dall'unico uomo che dà un senso alla sua vita pur tenendola sempre ai confini dello schermo, ai lati della scena, dietro il sipario calato.
Hitchcock è un film che parla di un altro film che però non è Psycho "under construction" ma è quello della vita matrimoniale del grande genio e consorte. Siamo alla parodia noir nel vedere Alfred e Alma che si fanno la guerra dei Roses. E intanto Janet Leight muore sotto la doccia con la faccia di una bravissima Scarlett Johansson fatta a fette dal regista che immagina di colpire con il coltello da cucina tutti quelli che in quel momento gli danno sui nervi.
E Vera Miles (Jessica Biel) è terrorizzata all'idea che Hitchcock possa prendere una di loro a sua musa ispiratrice intrappolandola nel suo prossimo sogno erotico.
E Anthony Hopkins (quasi in carne e ossa grazie a James D'Arcy) sembra più sperduto e piscopatico del personaggio che deve interpretare tanto da esserne affascinato.
E intanto Psycho è un disastro. Ai produttori non piace. Non lo vogliono distribuire. Manca la musica di Bernard Hermann. La scena della doccia è stata montata male. C'è troppo nudo. Va tolto. Hitch si ammala. Resta indietro di due giorni con il budget e il girato.
E allora sempre Alma, la moglie eternamente fuori messa a fuoco, si rimbocca le maniche e ci dà dentro prendendo le redini sul set e cacciando qualsiasi "aiuto" le venga imposto dall'esterno. La famosa accoltellata che si becca Martin Balsam sulle scale di casa Bates pare essere tutta opera sua mentre il marito giace a letto in stato quasi comatoso davanti ai cartoon che danno in tele.
Poi infine arriva il botto. Psycho esce al cinema. Ed è storia. Una storia che Alma e Hitch si sono costruiti da soli, in mezzo a ipoteche e porte sbattute in faccia. E' ufficiale. Il film sulla follia di Norman Bates e mamma imbalsamata conquista la platea.
Hitch ha conquistato noi, tirandosi nella cornice della foto di famiglia anche Alma. L'amore insostituibile della sua vita.
Hellen Mirren (lei) ed Anthony Hopkins (lui) sono il mito nel mito.
E se Psycho non ha preso l'Oscar, questa volta Hitchcock rischia seriamente di beccarlo. Postumo.
Sapevo che la biografia del grande regista era un po' complicata e nemmeno del tutto "limpida", ma vedo che questo film va veramente a fondo!
RispondiEliminaInteressante focalizzarsi sul ruolo della moglie, che di solito si sente citare poco.